Altesino
AltesinoBiography
Creata nel 1972, l’azienda agricola Altesino si estende oggi a Montalcino su una superficie di 70 ettari, dei quali 36 sono coltivati a vigneto specializzato nelle località di Altesino, Velona, Pianezzine e Montosoli. Ha sede sulle colline orientali del territorio, nel quattrocentesco Palazzo Altesi, edificato dalla nobile famiglia Tricerchi, dove si trovano anche le cantine di affinamento e, sotto il livello del suolo, la zona di vinificazione. Dal 2002 l’azienda, da sempre diretta da Claudio Basla, è di proprietà di Elisabetta Gnudi Angelini, che l’ha acquisita perché è storicamente la più innovativa di Montalcino. Nei suoi primi 30 anni di vita è stata infatti un’autentica fucina di idee rivoluzionarie: la prima a introdurre il concetto di cru in questo territorio ponendo orgogliosamente in etichetta il nome della sua vigna più vocata, Montosoli, la prima a sperimentare la barrique nel 1979, la prima a creare una grappa di fattoria nel 1977 in collaborazione con il distillatore Gioacchino Nannoni, la prima a vendere in anteprima il Brunello della vendemmia 1985 rilasciando certificati di vendita simili ai futures. La maggior parte dei vini che Altesino produce è ottenuta dalla vinificazione delle uve di sangiovese, usate in purezza nel Brunello, nel Rosso di Montalcino e nel Palazzo Altesi (che si diversifica per una particolare vinificazione); assemblate invece con merlot e cabernet sauvignon nel Rosso Altesino e nell’Alte di Altesi, i due vini della gamma in minor misura legati alla tipicità montalcinese. Fiore all’occhiello dell’azienda è il Brunello ricavato da una vigna di 5 ettari a nord di Montalcino, a un’altitudine di 350 metri: è il Brunello del cru Montosoli, che viene imbottigliato esclusivamente nelle grandi annate (quando la vendemmia non corrisponde alle ambizioni, il vino viene assemblato con quello degli altri vigneti). Per ben tre volte Wine Spectator ha inserito questo Brunello tra i 100 migliori vini del mondo.
Il vino più importante prodotto da Altesino è il Brunello ottenuto dal vigneto Montosoli, che l’azienda è stata la prima, nel territorio, a rivendicare come cru.
Boscarelli
BoscarelliBiography
Poderi Boscarelli é una casa vinicola di Montepulciano, fondata nel 1962 da Egidio Corradi. Attraverso una produzione di vino di qualità, il fondatore intendeva rendere omaggio a quella sua terra d’origine, la Toscana, appunto, abbandonata a favore di Milano e Genova per motivi professionali. E’ la collina di Cervognano a ospitare questa piccola azienda votata alla valorizzazione del Vino Nobile; si trova sul versante sud-est di Montepulciano, a ridosso della Valdichiana, a un’altitudine di circa 300 metri slm. L’obiettivo é concentrato sulla produzione del Vino Nobile con un carattere marcato e tradizionale e sui rossi che valorizzino il terreno e l’uso del sangiovese. Dei 12,5 ettari vitati di proprietà, 11 sono iscritti all’albo del Vino Nobile Docg e la restante parte a quello del Rosso di Montepulciano Doc. Due i vini top. Il Nocio dei Boscarelli, il rosso più conosciuto. Dopo la diraspatura e una soffice pigiatura, le uve vengono fatte fermentare in piccoli tini di rovere. La fermentazione dura dieci giorni a temperatura variante dai 28 ai 31 gradi. Vengono effettuati brevi rimontaggi nella fase iniziale e follature manuali del cappello. La macerazione prosegue per altri dieci giorni dopo la fermentazione. Dopo aver svolto la fermentazione malolattica, il Nocio viene posto ad affinare in fusti da 5 e 10 hl di rovere francese Allier e di Slavonia. La maturazione dura dai 18 ai 24 mesi. A una leggera filtrazione segue l’imbottigliamento; l’affinamento in bottiglia avviene in cantina per altri 3/6 mesi. Nel bicchiere é di grande impatto, rosso rubino, dal naso elegante, ideale con selvaggina. E il Vino Nobile di Montepulciano. Le uve, sangiovese e prugnolo gentile, raccolte manualmente in cassette, dopo la diraspatura e la pigiatura soffice vengono poste a fermentare in piccoli tini di rovere o d’acciaio. La fermentazione dura circa una settimana a temperature varianti dai 28 ai 30 gradi. Vengono effettuati rimontaggi e molte follature manuali del cappello. La macerazione prosegue per altri 5/8 giorni dopo la fermentazione. Dopo aver svolto la fermentazione malolattica, il Nobile viene posto ad affinare in fusti di legno di Allier e rovere di Slavonia di capacità variabile dai 5 ai 35 hl. La maturazione dura circa dai 18 ai 24 mesi. Prima dell’imbottigliamento, se necessaria, viene effettuata una leggera filtrazione. Alla degustazione si presenta di colore rosso rubino, ha profumo di prugna e ciliegia, sentori speziati, sorso caldo e di buona persistenza.
Campogiovanni
CampogiovanniBiography
L’interesse dell’Azienda Agricola San Felice nella zona di Montalcino risale ai primi degli anni ’80 quando il territorio del Brunello era in fermento ma ancora non erano stati raggiunti i vertici di eccellenza e di notorietà che oggi lo contraddistinguono. Il 1° gennaio 1985 le nostre prime bottiglie di Brunello di Montalcino venivano commercializzate sul mercato. La TENUTA CAMPOGIOVANNI è situata sul versante a sud della collina di Montalcino, nei pressi di S. Angelo in Colle, in una fascia che per le caratteristiche pedologiche produce alcuni dei Brunello di più alta qualità. Oltre a 20 ettari di vigneto specializzato, vi sono 18 ettari di oliveti, seminativi e boschi per un totale complessivo di 65 ettari. I vigneti si trovano in tre differenti appezzamenti a un’altitudine di circa 300 metri s.l.m. Dei 20 ettari a vigneto 14 sono coltivati esclusivamente a Brunello, il resto a Rosso di Montalcino. Nel 1998 sono stati piantati anche alcuni filari di Pugnitello a titolo sperimentale. La maggior parte dei vigneti ha una densità di oltre 7.000 piante per ettaro e sono allevati con il sistema del cordone speronato. La produzione di Campogiovanni si identifica soprattutto con il BRUNELLO e il ROSSO DI MONTALCINO. A partire dal 1990 viene prodotta una Riserva denominata «IL QUERCIONE», frutto di una accurata selezione dell’omonimo vigneto che viene prodotta solo in occasione di annate eccezionali. Il Brunello Campogiovanni è entrato a pieno diritto tra i grandi vini di questo territorio. Infatti ha ottenuto alcuni dei più importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, tanto che le annate 1990 e 2006 si sono classificate rispettivamente al settimo e quarto posto nella classifica dei 100 migliori vini del mondo redatta dalla autorevole rivista americana «Wine Spectator».
Castello del Terriccio
Castello del TerriccioBiography
Il nuovo corso del Castello del Terriccio inizia nel 1975, quando Gian Annibale Rossi di Medelana ne eredita la proprietà. Si tratta di una sorta di latifondo con castello, borgo e molti casolari, situato in magnifica posizione sulle colline di Castellina Marittima comune in riva al Tirreno in provincia di Pisa a pochi chilometri in linea d’aria da Bolgheri. Rossi ha avuto la proprietà dal prozio Serafini Ferri, che nell’immediato dopoguerra aveva rilevato l’azienda dedicandosi alla coltivazione dei cereali; la linea produttiva viene modificata, convertendo una parte dei terreni a vigneti. Vigneti che vengono progettati con cura (prevedono tra l’altro un’elevata fittezza di ceppi per ettaro e una produzione molto limitata per pianta) solo dopo avere studiato attentamente terra e clima, scoprendo che, come la men lontana Bolgheri, ha notevoli affinità con il terroir di Bordeaux. Pertanto si privilegia l’impianto di varietà internazionali tipicamente bordolesi come il merlot, il cabernet sauvignon e il petit verdot, i quali sostituiscono i tradizionali sangiovese e trebbiano, sono un’assoluta novità per il territorio di Castellina. Un’intuizione che si rivelerà vincente. Nel 1986 vedono la luce i primi vini che per la loro qualità e personalità suscitano l’interesse dei media e del pubblico degli enofili,
Il Lupicaia é il vino simbolo del Terriccio, un classico taglio bordolese (cabernet sauvignon, merlot con un tocco di petit verdot), i vini merlot e cabernet vengono affinati separatamente in barrique per almeno 18 mesi, e poi, come appunto si fa a Bordeaux, vengono “tagliati”, cioé miscelati in una proporzione che varia leggermente di anno in anno. Il taglio serve a valorizzare al meglio la personalità dell’annata, in modo da mettere in bottiglia ogni anno un vino perfettamente equilibrato, intenso, morbido, e soprattutto capace di vivere a lungo. Un vino che ha avuto molti premi e riconoscimenti internazionali. Dall’anno 2000 é in produzione il Castello del Terriccio che nasce da una prevalenza di syrah (altro vitigno alloctono che ha trovato una terra di elezione al Terriccio), con merlot e altri vitigni. Un vino complesso, fitto con una caratteristica nota speziata. Completano la gamma il piacevolissimo Tassinaia nel quale si evidenzia il carattere del sangiovese abbinato al merlot e petit verdot. Ma non solo i rossi vengono bene al Terriccio, come dimostra l’autorevole Rondinaia, uno chardonnay molto equilibrato e suadente.
Castello di Querceto
Castello di QuercetoBiography
Il Castello di Querceto dal lontano 1897 é di proprietà dei François, famiglia di origine francese trasferitasi in Toscana nel corso del XVIII secolo, quando uno dei suoi componenti, funzionario della casa degli Asburgo-Lorena, si spostò in conseguenza dell’assegnazione del Granducato di Toscana al casato stesso.
Il Castello é ubicato nella parte nord-orientale del territorio del Chianti Classico, in una piccola valle nel comune di Greve in Chianti a pochi km dal capoluogo; i vigneti e gli oliveti dell’Azienda giacciono sulle pendici della valle a quote comprese fra i 400 e i 530 metri s.l.m. e sono pertanto classificati come vigneti e oliveti di “alta collina”.
La proprietà si estende per 190 ettari dei quali 60 coltivati a vigneto, quasi interamente intorno al centro aziendale che comprende il Castello e tutta la struttura produttiva, dove le recenti e moderne costruzioni, eseguite nel rispetto dell’immagine e della tradizione della zona, affiancano gli antichi edifici.
Dopo due generazioni, a partire dalla fine degli anni 70, Alessandro François e la moglie Antonietta hanno dato inizio a una nuova fase di profonda ristrutturazione aziendale, basata su un programma di investimenti che ha interessato sia l’attività agricola che quella di trasformazione delle uve.
Essendo stata l’Azienda interessata da una grossa crescita dimensionale negli anni recenti, si é deciso di approvare un ulteriore piano di sviluppo che ha generato, oltre a un aumento della produzione, anche una razionalizzazione dell’intera attività produttiva.
L’attività colturale viene condotta avendo come fine il conseguimento della massima qualità e della compatibilità ecologica della produzione. La filosofia di Querceto si fonda sulla valorizzazione di alcune selezioni particolari che nascono da un approfondito studio delle caratteristiche dei vigneti dell’azienda, nel tentativo di esaltare al massimo le potenzialità dei diversi vitigni coltivati in condizioni ambientali differenti tra loro. Il vino più importante é il Chianti Classico Riserva Il Picchio, sangiovese al 90% con un’aggiunta di canaiolo, dotato di notevole struttura e carattere marcato, assai elegante nelle sua essenza tipicamente chiantigiana. Si tratta di un vino di impronta certamente tradizionale, ricco di tannini nobili adattissimo per grandi abbinamenti con carni rosse e cacciagione.
Anche gli Igt La Corte, Querciolaia e Cignale sono tuttavia prodotti di livello qualitativo senza dubbio elevato e di buon rapporto prezzo-qualità.
Cavallotto-Bricco Boschis
Cavallotto-Bricco BoschisBiography
Alle porte di Castiglion Falletto, cuore del Barolo, sul Bricco Boschis, si trova la Tenuta Cavallotto, estesa su una superficie di 25 ettari, dei quali 23 sono coltivati a vigneto. I Cavallotto sono proprietari-produttori da cinque generazioni, e nel 1948 i fratelli Olivio e Gildo sono stati i primi coltivatori della zona a dedicarsi alla vinificazione delle proprie uve e alla commercializzazione diretta dei vini. Oggi sono i figli di Olivio a portare avanti l’azienda, continuando a vinificare unicamente uve prodotte nella tenuta e sfruttando la lunga esperienza nel mondo del vino maturata in tanti anni di tradizione familiare. La cantina Cavallotto si estende tra le vigne del Bricco Boschis, sul versante est, subito dietro la vecchia cascina del 1800. Nel corpo centrale e non interrato é ancora visibile il grande locale adibito alla fermentazione nel quale le uve appena raccolte e diraspate vengono macerate e fermentate in vinificatori di acciaio inossidabile a temperature controllate; il successivo affinamento del Barolo, della Barbera e di parte del Dolcetto viene effettuato in botti di rovere di Slavonia all’interno dei locali che si trovano sotto il Bricco Boschis, in modo tale da garantire una naturale umidità e costanza di temperatura.
Il terroir di Castiglion Falletto é particolarmente generoso nel regalare vini di spiccata gradazione alcolica, robusti e molto longevi. Le particolarità geologiche delle singole sottozone sulle quali insistono le vigne, fanno sì che i prodotti di quest’azienda mostrino caratteristiche differenti l’uno dall’altro, sempre tuttavia in un contesto di ricerca assoluta della qualità che é da sempre il marchio di fabbrica dei Cavallotto. Il sapiente utilizzo di adeguate tecniche vitivinicole in cantina contribuisce a regalare vini importanti, primo tra tutti una selezione di tre Cru di Barolo assai apprezzata per struttura, ampiezza dei profumi e capacità di invecchiamento. Barolo Bricco Boschis, Barolo Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe e Barolo Riserva Vignolo, certamente oggi sono collocabili al vertice dell’enologia piemontese, trattandosi di vini premiati a livello nazionale e internazionale con riconoscimenti di indiscutibile prestigio su gran parte delle più accreditate guide del settore.
Tuttavia la gamma di vini prodotti in azienda é piuttosto ampia e comprende la gran parte dei vitigni autoctoni piemontesi, dai quali vengono ricavati Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Nebbiolo Langhe, Freisa Langhe, Grignolino Piemonte, Pinot Langhe e Chardonnay Langhe.
Collavini
CollaviniBiography
La storia enologica della famiglia Collavini ebbe inizio nel 1896, quando il capostipite Eugenio cominciò a rifornire con i suoi vini le migliori famiglie udinesi. Ma il momento magico, nell’evoluzione dell’azienda, si é avuto negli anni 70 del 1900, quando il suo discendente Manlio Collavini decise di impegnare notevoli capitali in strutture moderne e funzionali, per migliorare gli standard di efficienza della cantina e soprattutto la qualità dei prodotti. L’operazione ebbe immediato successo grazie al Grigio, uno spumante a base di Prosecco e Chardonnay che ottenne vasti consensi, consensi che Collavini si affrettò a raddoppiare affiancandogli una Ribolla Gialla spumantizzata. Nel 1980, poi, con l’acquisizione e il restauro, a Corno di Rosazzo, di un antico maniero del XVI secolo, l’intraprendente produttore friulano non trovò soltanto una prestigiosa dimora per la propria famiglia, ma anche la sede per una cantina in cui era possibile accentrare tutte le attività produttive. Cominciò proprio allora la svolta qualitativa più importante dell’azienda Collavini, con un programma globale ch’é spaziato dalla fidelizzazione dei vignaioli conferenti le uve, controllati da un agronomo nella conduzione delle vigne, alla modernizzazione degli impianti, imperniati su pigiature soffici e vinificazioni termocontrollate. Oggi, con oltre 173 ettari di vigneto in proprietà e 1,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno, quella di Manlio Collavini é una delle aziende più efficienti e importanti del Friuli. Lo é grazie alla cura con cui egli ha sempre seguito sia i vini base sia la gamma alta della sua produzione, e all’attenzione con cui ha continuato a a sperimentare tecniche di cantina: non solo quelle tradizionali come l’appassimento, ma anche nuove, come il congelamento delle uve o l’osmosi inversa. Per lui il vino é molto più di una bevanda: convinzione che lo ha spinto a impegnarsi, come parlamentare, per migliorarne la legislazione. Il risultato più brillante della sua azione pubblica é stato però quello di riuscire a far battezzare le strade del suo comune, Corno di Rosazzo, con i nomi dei vitigni friulani: l’indirizzo della sua azienda é infatti in via della Ribolla Gialla. Affiancato dalla moglie Anna e dai figli Luigi e Giovanni, si affida oggi in cantina all’opera dell’enologo Walter Bergnach. I migliori risultati li ha ottenuti con il Broy, un bianco Doc del Collio ottenuto per assemblaggio da tocai, chardonnay e sauvignon, a cui ha affiancato due rossi: uno, il Forresco, della Doc Colli Orientali del Friuli, ottenuto da uve autoctone di refosco dal peduncolo rosso, refosco di Faedis e pignolo; l’altro, il Collio Merlot Dal Pic, da uve internazionali.
Diego Cusumano
Diego CusumanoBiography
Non é storia recente quella di Alberto e Diego Cusumano nel campo della viticoltura, ma inizia oltre quarant’anni fa quando il padre, proprietario di vasti appezzamenti di terreno in varie parti della Sicilia, produceva mosti concentrati destinati al mercato del Nord Italia.
Il vino, infatti, é arrivato molto tempo più tardi, negli anni 80, quando Cusumano si rese conto che bisognava guardare avanti con lungimiranza, e che la politica delle eccedenze non poteva più avere grande futuro.
Iniziò allora a fare selezione, piantando i migliori cloni dei tradizionali vitigni siciliani, come l’insolia e il nero d’Avola, e mettendo a dimora anche alcuni vitigni internazionali, come le syrah, il cabernet sauvignon, lo chardonnay.
La vera svolta si é avuta tuttavia alla metà degli anni ’90, con l’ingresso in azienda di Diego a fianco di Alberto.
L’idea dei due fratelli, però, non é stata quella di ripetere il modello d’impresa perfezionato dal padre, bensì di puntare l’obiettivo sui vini di qualità.
I dinamici Diego e Alberto hanno oggi dalla propria parte un vasto patrimonio di terreni di oltre 400 ettari, distribuito tra sette tenute strategicamente collocate in gran parte delle aree più vocate alla viticoltura come Alcamo, Monreale, Partinico, Ficuzza e Bufera dalle quali si origina una produzione di circa 2 milioni 500mila bottiglie annue.
La loro giovane azienda nel giro di pochi anni é diventata un vero e proprio fenomeno di mercato, ed é oggi molto conosciuta a livello planetario dagli Stati Uniti alla Russia, in special modo grazie a una felice combinazione di tecnologia e territorialità che si é dimostrata assolutamente vincente.
Uno dei suoi vini più rappresentativi, l’Angimbé, blend di inzolia 70% e chardonnay 30% fresco e strutturato al tempo stesso, é stato collocato da Wine Spectator nel 2004 tra i migliori 100 vini del mondo, e nel 2008 tra le migliori etichette italiane come rapporto qualità-prezzo.
I Cru aziendali senza dubbio sono il Noà, assemblaggio di nero d’Avola 40%, merlot 30%, cabernet sauvignon 30%, e il Sagana, nero d’Avola in purezza, entrambi insigniti quest’anno del prestigioso riconoscimento dei 3 bicchieri del Gambero Rosso.
I più importanti obiettivi al momento ancora da raggiungere sono il consolidamento dell’immagine dei vini e del marchio a livello internazionale come emblema del vino siciliano di più alta qualità, aspetto quest’ultimo di fondamentale rilevanza al quale Alberto e Diego tributano gran parte delle proprie energie.
Dino Illuminati
Dino IlluminatiBiography
I poderi della famiglia Illuminati sono situati tra Centroguerra e Neretto, a nord della provincia di Teramo, tra gli Appennini e il Mare Adriatico a 300 metri sul livello del mare. Nicola Illuminati alla fine dell’800 fondò la casa vinicola Fattoria Nicò, la stessa che oggi a distanza di oltre 100 anni é mandata avanti dal nipote Dino con la collaborazione di moglie e figli. La superficie vitata complessiva ammonta a 110 ettari per una produzione annua di 1 milione 200mila bottiglie di ottimo livello qualitativo medio. La storia di quest’azienda ha senza dubbio rappresentato uno stimolo per la maggior parte dei produttori abruzzesi, fino a non molto tempo fa abituati a vendere l’uva ad altri che la impiegavano per “tagliare” i propri vini nelle annate non eccezionali. Grazie all’esempio pionieristico di Illuminati nello sviluppare l’intera filiera produttiva dei vini, oggi l’enologia abruzzese é conosciuta e apprezzata sia in Italia che all’estero. I due Cru più prestigiosi della casa sono entrambi Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg; il Pieluni in particolare ha ottenuto grandi riconoscimenti. La raccolta di questo vino é tardiva e avviene manualmente nell’ultima decade di ottobre. Le uve vengono diraspate, pigiate in modo soffice e vinificate in fermentini d’acciaio inox a temperatura controllata di 29-30 deg;. Al termine di una macerazione di oltre 20 giorni in cui la buccia rimane a contatto con il mosto e terminata la fermentazione alcolica, inizia la malolattica, al termine della quale il vino viene travasato e posto a invecchiare per due anni in barrique. Una volta imbottigliato, affina per ulteriori 14-15 mesi in grotte naturali per esaltare al massimo le sue caratteristiche di complessità e potenza strutturale.
L’altro Cru aziendale é il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Zanna, prodotto soltanto nelle annate migliori. Il Vigneto Zanna é situato sulle colline alla destra del fiume Tronto che scendono in Adriatico, a quota 287 metri s.l.m. nel comune di Controguerra, in clima dolcissimo a fresca ventilazione; é stato uno dei primi vigneti a essere stato impiantato in azienda con un sistema di allevamento a tendone con circa 1.100 ceppi per ettaro. Il Vigneto Zanna é uno degli ultimi a essere raccolto; dopo un forte diradamento e una meticolosa selezione delle uve, le uve vengono diraspate, pigiate e poste a fermentare in vinificatori di acciaio inox a una temperatura non superiore ai 30 deg;. Il vino viene quindi travasato in botti di rovere di Slavonia dove compie l’affinamento per 24-26 mesi.
Duca di Salaparuta
Duca di SalaparutaBiography
Era principe di Villafranca e duca di Salaparuta, Giuseppe Alliata, ma nutriva idee progressiste. Nel 1824, quando decise di vinificare in proprio le uve di inzolia della sua fattoria in contrada Corvo di Casteldaccia, volle che la sua personalità si rispecchiasse nel vino che intendeva produrre per offrirlo agli ospiti illustri in visita alla sua residenza di Villa Valguarnera. Nacque così il Corvo, un vino aristocratico e anticonformista, che non tardò a uscire dai salotti siciliani per confrontarsi con le grandi etichette dell’epoca. Quella sfida, produrre vini di levatura internazionale con uve siciliane, fu raccolta da suo figlio Edoardo, e successivamente dal nipote Enrico. Personaggio affascinante, quest’ultimo, filosofo, musicista, pioniere nella promozione della dieta mediterranea. Sotto la sua guida la casa vinicola si sviluppò, aprendosi a esperienze internazionali. Alla morte del duca Enrico, però, la figlia Topazia non se la sentì di gestire l’azienda, ormai di considerevoli dimensioni, e nel 1961 la cedette a una finanziaria controllata dalla Regione, l’Espi, che le assicurò un significativo successo commerciale. Ma esattamente 40 anni dopo, nel maggio 2001, nuovo passaggio di mano: la Duca di Salaparuta é stata privatizzata per mezzo di una gara. L’ha vinta il gruppo Illva di Saronno tramite una controllata siciliana, la Florio di Marsala. Il disegno strategico di Augusto Reina, amministratore delegato dell’Illva, era molto lucido, realizzare con quella acquisizione un polo vinicolo siciliano di alto livello sfruttando la complementarietà dei due marchi, noti entrambi su scala internazionale: la Florio, numero uno del Marsala e dei vini liquorosi, e la Duca di Salaparuta, numero uno dei vini da pasto dell’isola, con un rosso del calibro del Duca Enrico, a base di nero d’Avola, e un bianco della struttura di Bianca di Valguarnera, a base di inzolia. Per riuscire nell’intento, Reina ha riunito le due aziende nella società Case vinicole di Sicilia e tra il 2002 e il 2007 ha investito 30 milioni di euro per l’ammodernamento delle cantine Duca di Salaparuta, a Casteldaccia e ad Aspra. Ma l’investimento chiave lo ha programmato per i vigneti. Pur producendo 9 milioni di bottiglie all’anno, l’azienda non possedeva infatti vigne: acquistava le uve scegliendo i terreni più vocati e i vignaioli migliori. L’acquisto del feudo Suor Marchesa, 94,5 ettari a Butera, terra da Nero d’Avola, e della tenuta Vagliasindi, 8,7 ettari a Castiglione di Sicilia, alle falde dell’Etna, dove nerello mascalese e pinot nero danno straordinari risultati, sono stati soltanto un inizio per dotare la Duca di Salaparuta di cru adeguati alle sue ambizioni.
Farnese
FarneseBiography
A Ortona, in Abruzzo, Farnese é sinonimo di vino, da quando nel 1538 la principessa Margherita d’Austria, sposata con il principe Farnese, ha deciso di ritirarsi dalla vita di corte e costruire in Ortona, appunto, lo splendido Palazzo Farnese. Durante questo periodo la città ha vissuto un grande splendore e tutte le attività sono state rilanciate, in modo particolare la principessa Farnese ha dato impulso alla produzione delle uve e i suoi vini venivano bevuti nei banchetti delle più importanti corti europee. Figlia di questa storia affascinante, la Farnese Vini, giovane realtà vitivinicola abruzzese che, in pochi anni, ha saputo ritagliarsi un ruolo da leader nei maggiori mercati italiani ed esteri. La sede aziendale é situata nello storico Castello Caldora, costruito nel 1400 dal condottiero Giacomo Caldora a difesa della città di Ortona, tutelato dalle Belle arti e restituito agli antichi splendori dopo un attento restauro. L’azienda ha come missione quella di valorizzare tutte le aree e i prodotti regionali abruzzesi; per questo possiede vigneti sia nella provincia di Chieti, dove sono concentrati principalmente i locali vitigni a bacca bianca, e il sangiovese, sia in provincia di Teramo, dove nella rinnovata Cantina di Roseto degli Abruzzi, vengono prodotti i Cru più importanti ottenuti da uve montepulciano d’Abruzzo. Figlio della filosofia aziendale volta alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, Edizione Cinque Autoctoni é il prodotto di punta della Farnese. Nato dalla forte volontà di creare un vino che potesse essere espressione della millenaria tradizione enologica di due delle aree dove l’azienda investe le maggiori risorse, l’Abruzzo e la Puglia (dove la Farnese é presente con la partecipata Feudi di San Marzano), questo Cru “autoctono” é vinificato con uve montepulciano e sangiovese provenienti dal primo, primitivo negroamaro e malvasia nera provenienti dalla seconda. Nel bicchiere si presenta di colore rosso granato molto intenso, impenetrabile, mentre al naso é molto intenso e persistente con sentori di ciliegia, prugna, ribes maturi, tabacco, una piacevole nota tostata finale. Vino di grande struttura, in bocca é caldo e morbido, con tannini eleganti e vellutati, gusto molto persistente e con finale lungo che offre note speziate di vaniglia e cioccolato. Pronto per essere bevuto subito, può invecchiare bene e senza problemi per 8/10 anni. Da servire a 18-20°, ha tra i migliori abbinamenti gastronomici sughi robusti, carni rosse e selvaggina.
I Balzini
I BalziniBiography
L’azienda agricola I Balzini nasce dall’amore per il vino di Vincenzo e Antonella D’Isanto, liberi professionisti nella vita, vignaioli per passione. Il vino si produce con amore. Questa la convinzione su cui Vincenzo D’Isanto, commercialista e sommelier, ha costruito la sua avventura con Antonella nel mondo del vino. Proprio la passione per il calice rosso l’ha portato, nel 1977, a comprare 4 ettari di terra a Barberino Val d’Elsa nel cuore della campagna toscana, ai confini fra le province di Firenze e Siena. Nel 1980 Vincenzo impianta il primo vigneto e lavorando con l’aiuto e i consigli di Giulio Gambelli produce un vino rosso Igt denominato I Balzini, che prende il nome dai declivi del terreno sui quali é impiantato il vigneto, chiamati in Toscana balze, balzini. La prima annata porta la data 1987. La produzione attuale é di circa 30mila bottiglie, in procinto di attestarsi sulle 50mila con l’entrata in produzione della nuova vigna. I coniugi D’Isanto mirano a produrre secondo standard di elevata qualità, e per far questo pongono molta cura alla coltivazione della vite. Tra i vitigni utilizzati, merlot e cabernet sauvignon sono impiantati in terreni di origine pliocenica e di formazione sedimentaria, caratterizzati da sabbie gialle limose intercalate a lenti di argilla, con notevole presenza di fossili marini. I vigneti di sangiovese sono invece impiantati in terreni di origine ecocenica, originati dalla disgregazione di una roccia locale chiamata comunemente Alberese. Tra i vini, I BALZINI White Label, assemblaggio di sangiovese e cabernet sauvignon, ha colore rosso rubino, intenso e profondo, profumo complesso ed elegante con note di frutti di bosco a bacca rossa molto maturi, ben fusi con aromi speziati conferiti dalle barrique con sentori di legno aromatico e spezie. Morbido ed equilibrato, in bocca, é lungo, di bel carattere, impronta territoriale in armonia con le note innovative del Cabernet Sauvignon. I BALZINI Black Label, nel quale a sangiovese e cabernet sauvignon é aggiunta una piccola percentuale di merlot, é esuberante, dal colore rosso rubino di ottima concentrazione, fitto, con note purpuree, al naso é complesso con sfumature di mammola e giaggiolo, che ben si fondono con note di frutti di bosco, vaniglia, caffé, cioccolato nero, cuoio. Vino potente e di spessore, in bocca é caldo, austero, suadente. Entrambi i vini sono vinificati in tini d’acciaio a temperatura controllata, e maturano in barrique di rovere francese a media tostatura con un affinamento di almeno un anno in vetro.
Il terzo vino é I BALZINI Green Label, 80% Sangiovese e 20% Mammolo, con caratteristiche di freschezza e fragranza, meglio descritte nel nuovo sito.
Marchesi di Barolo
Marchesi di BaroloBiography
Nel suo libro Il Paese del Barolo, il canonico Domenico Massé scriveva a chiare lettere che: “…a creare quel tipo di vino che va ora sotto il titolo di Barolo furono i Marchesi Falletti al principio dell’Ottocento, i quali lo producevano con ogni cura nelle loro estesissime tenute di Barolo”. Dal 1929 la Marchesi di Barolo appartiene alla famiglia Abbona che tutt’oggi manda avanti l’azienda con la terza generazione rappresentata da Ernesto Abbona e da sua moglie Annamaria. Da sempre i grandi Cru prodotti sono ottenuti ponendo la massima attenzione nel collocare le diverse varietà di uva nei terreni e nelle esposizioni a loro adatti, per valorizzare i vitigni tradizionali e il territorio, esaltandone le caratteristiche di unicità e irripetibilità. L’obiettivo é quello di ottenere vini caratterizzati da estrema pulizia olfattiva e dall’equilibrio tra struttura ed eleganza, e trarre dal nebbiolo il massimo della piacevolezza e della complessità che é in grado di offrire. Numerosi i vini prodotti, dal Dolcetto al Moscato, fino a Freisa e Barbaresco. Ma le selezioni più pregiate sono i Barolo. A conferma di questo, il vino che meglio rappresenta la cantina é il Barolo Cannubi. Le uve di questo Barolo provengono solo dalla collina dei Cannubi, collina lunga e gradualmente crescente, posizione di eccezionale completezza, al centro della valle che divide le due grandi sottozone, dove i terreni di tipo Elveziano e Tortoniano si uniscono e si confondono. La vinificazione prevede pigiatura soffice dell’uva raccolta a mano con conseguente diraspatura e fermentazione in vasche termocondizionate a temperatura controllata (30/32°). Macerazione di 10 giorni con svinatura a fermentazione ultimata. Per l’affinamento, una parte di questo vino viene affinato per due anni in botti di rovere di Slavonia e di rovere francese da 30 e 35 ettolitri. La restante parte, 12 mesi in piccoli fusti, da 225 litri, di rovere francese mediamente tostato con assemblaggio con il rimanente prima dell’imbottigliamento. Il vino conclude il suo affinamento in bottiglia per 12 mesi prima di essere messo in commercio. Nel bicchiere ha colore rosso rubino fitto. Profumo intenso di rosa, vaniglia, liquirizia, spezie, rovere tostato e tabacco. Gusto pieno ed elegante, di buon corpo, austero, che ricorda le sensazioni olfattive. Gradevoli sono lo speziato e la nota tostata che si fondono perfettamente. é un vino che si presta a lungo invecchiamento e se ben conservato può durare anche 25-30 anni.
Orsolani
OrsolaniBiography
La Cantina Orsolani é a San Giorgio Canavese, nel cuore della zone di produzione dell’Erbaluce di Caluso. L’azienda é nata nel 1894, quando Giovanni Ortolani, con la moglie Domenica, decise di rimpatriare dall’America richiamato dalla nostalgia della propria terra. I trisavoli dell’attuale conduttore dell’azienda aprirono la Locanda Aurora; Domenica seguiva il lavoro in cucina, Giovanni lavorava in campagna e in cantina per produrre il vino per gli avventori. Il vino ebbe successo e la cantina si ingrandì, tanto che la generazione successiva decise di dedicarsi a tempo pieno all’attività vitivinicola. Gian Francesco, padre dell’attuale conduttore, Gianluigi, negli anni Sessanta, avviò una vera e propria rivoluzione nella produzione dell’Erbaluce, dedicando molta attenzione alla maturazione delle uve e alla successiva vinificazione. Il grande impegno sul vitigno Erbaluce inizia intorno al ’67, dopo l’avvento della Denominazione d’origine controllata. I risultati di questo lavoro, basato tutto sulla ricerca della qualità, porta le cantine Orsolani a una posizione di privilegio negli ultimi trent’anni. Partendo dal 1968, con la prima spumantizzazione dell’Erbaluce che in quegli anni fu una grande novità, le Cantine Orsolani ottengono la certificazione Doc sullo Spumante. Nel 1985 nasce La Rustia, che introduce il concetto di cernita vendemmiale e dimostra, per prima, le possibilità di questo vitigno anche nella sua espressione di vino bianco secco. Nel 1988, dopo alcuni anni di sperimentazione, le Cantine Orsolani introducono l’utilizzo delle barriques nella fermentazione del Passito, una soluzione studiata per ridurre l’invecchiamento ossidativo. Il risultato é un passito solare che si paragona ai grandi passiti, non aromatici, italiani. Nel 1996 con i Vignot: S. Antonio e S. Cristoforo, le cantine Orsolani, introducono il concetto di Cru, che non si basa unicamente sulla provenienza delle uve da una singola vigna, ma anche, sulla successiva vinificazione e affinamento, studiati appositamente per quelle particolari uve. Attualmente le Cantine Orsolani vinificano esclusivamente Erbaluce ottenuti da circa 15 ettari di vigna e la produzione é di circa 100mila bottiglie. I fiori all’occhiello che la Cantina Orsolani produce in modo continuativo da oltre vent’anni e che sono tutti frutto di accurate selezioni vendemmiali nelle zone più vocate del comune di Caluso sono: il Sulé Caluso Passito Doc; La Rustia Erbaluce di Caluso Doc; Il Cuvèe Tradizione metodo classico Caluso Spumante Doc.
Pala
PalaBiography
L’Azienda Pala, fondata nel 1950 da Salvatore Pala, padre degli attuali proprietari Enrico e Mario, é oggi una delle più interessanti realtà vitivinicole della Sardegna. Situata a una ventina di chilometri a sud-ovest di Cagliari, a Serdiana, é da tempo riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti, decisamente di livello. Di recente, a inizio 2008, lusinghieri giudizi sui vini dell’azienda sono stati espressi dal guru della critica enoica internazionale Robert Parker che sul suo The Wine Advocate ha definito due Cru della cantina, ovvero S’Arai “straordinario” e Crabilis “sopra la media!” valutando il S’Arai 2003 con 92/100, e Crabilis 06 con 88/100. La filosofia produttiva di Pala prevede la produzione di vini che siano reale espressione del territorio in cui nascono; per tale motivo vengono utilizzati quasi esclusivamente vitigni autoctoni o comunque tipici della Sardegna e della particolare microarea. In quest’ottica é nato qualche anno fa Essentija, bovale 100% (solo Pala vinifica bovale in purezza), intenso e persistente al naso, caldo e avvolgente in bocca. E in quest’ottica si spiegano Crabilis e Stellato, l’ultimo nato, entrambi da uve vermentino di Sardegna 100%. Il vino più prestigioso della cantina é il S’Arai, assemblaggio di cannonau, carignano, barbera sarda e bovale. Ogni vitigno viene vinificato separatamente. Dopo la pigiadiraspatura segue la macerazione a temperatura controllata, con l’innesto di lieviti selezionati, che dura tra gli 8 e i 10 giorni a seconda del vitigno. Terminata la fase di macerazione, la fermentazione prosegue in tini in acciaio inox a temperatura controllata intorno ai 20°. A fermentazione ultimata si procede a leggere chiarifiche dopo le quali il vino viene lasciato riposare alcuni giorni per poi poter procedere all’assemblaggio, dei prodotti ottenuti in percentuali variabili di anno in anno. Dopo l’assemblaggio l’affinamento prosegue per circa un mese in vasca di cemento sotterranea per poi continuare in barrique nuove di rovere francese da 225 litri per circa 8/10 mesi, successivamente il vino verrà posto in bottiglia per completare l’affinamento in circa 3/4 mesi. Alla degustazione il vino si presenta di bel colore rubino intenso, al naso é intenso con note di frutta rossa matura e mandorla, mentre al palato non é eccessivamente strutturato, morbido, piacevole con il finale che riporta le note caratteristiche di frutta matura. Da abbinare a cacciagione, selvaggina, carni arrosto e brasate, formaggi.
Poderi Colla
Poderi CollaBiography
La famiglia Colla ha una lunga frequentazione con il vino. Le prime notizie certe risalgono al 1703, quando in un documento si parla di un certo Carlo Colla che Santo Stefano Belbo, produceva e commercializzava “bottelli di Rosatello, brente di vino Negro, rubbi di vino bianco”. Possiamo affermare che i Colla il vino ce l’hanno nel sangue. Beppe Colla per molti anni é stato il protagonista del successo di una delle più quotate aziende di Alba. Nel 1994 Tino Colla e la nipote Federica (sempre con la collaborazione di Beppe) hanno dato vita alla Poderi Colla che ha sede alla Cascina Drago a San Rocco Seno d’Elvio, uno degli angoli più belli ed affascinanti delle Langhe anche se poco conosciuto, nonchè uno dei migliori cru viticoli del circondario. La Poderi Colla possiede vigneti propri anche alla Roncaglia a Barbaresco e in località Dardi le Rose di Monforte d’Alba. I Colla perseguono un’idea del vino molto tradizionale, fortemente legata al territorio e all’annata. Non si imbottigliano tutte le annate ma solo le migliori. Nella vinificazione si usano prevalentemente botti grandi dove il legno serve ad affinare il vino, ma non deve essere preponderante, proprio come prescrive la tradizione, nel rispetto degli usi costanti e leali. Grazie a questa filosofia produttiva integerrima nascono i Barolo del vigneto Bussia dei Dardi le Rose, Barolo che hanno il caratteristico colore non troppo evidente con riflessi aranciati, quella finezza di tannini e quella struttura austera e piena che ne fanno un vino a lungo invecchiamento. Molto interessante anche il Barbaresco Roncaglie, che ha carattere e lunga persistenza. Immediato e fragrante, sempre nella migliore tradizione il Dolcetto della vigna Piana Balbo. Vino molto particolare il Campo Romano, uno dei primi pinot nero piantati in Piemonte, molto profumato dal caratteristico aroma di piccoli frutti. Infine va segnalato il Bricco del Drago, nato nel 1969. é stato il primo vino piemontese frutto del “taglio tra due vini diversi”, cioé il Nebbiolo e il Dolcetto, un vino davvero singolare, flessuoso e molto fragrante.
Rivera
RiveraBiography
Erano i primi anni del 1900 quando Giuseppe de Corato decise di acquistare la vasta tenuta denominata Rivera in agro di Andria, una delle aree più vocate della Puglia settentrionale per la viticoltura. La vite vi é infatti coltivata fin dai tempi della Magna Grecia e secoli di selezione hanno permesso di farvi emergere vitigni autoctoni di grande potenzialità enologica, primo fra tutti il nero di Troia. Ma de Corato non era spinto solo da questo: la terra di Andria possiede un fascino che non é soltanto agricolo, tant’é che agli inizi del XIII secolo aveva stregato perfino l’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia, soprannominato proprio per questo Puer Apuliae: si deve a lui la costruzione di Castel del Monte, il misterioso maniero in pietra bionda a pianta ottagonale che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità e che marchia, con la sua enigmatica presenza, proprio quel territorio. Dove, negli anni 50 del 1900, il figlio di Giuseppe de Corato, Sebastiano, fondò l’azienda vinicola Rivera nella tenuta acquistata dal nonno: rinnovò i vigneti, ristrutturò la vecchia cantina e realizzò un impianto di imbottigliamento. Il successo di quella operazione fece della Rivera il punto di riferimento più importante dell’enologia nella Puglia settentrionale. E proprio per questo l’azienda avviò negli anni successivi, quando Sebastiano de Corato fu affiancato dal figlio Carlo, una innovazione che contribuì a sprovincializzare la vitivinicoltura della regione: introdusse nei suoi vigneti nobili varietà provenienti da altre zone, come il sauvignon e lo chardonnay. Lungo e paziente fu il lavoro per verificare l’adattabilità di quei vitigni alle condizioni pedoclimatiche della zona, ma ebbe l’effetto d’arricchire la piattaforma ampelografica della regione. Oggi, però, la Rivera punta alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, e a questo scopo sta rilanciando il nero di Troia, una varietà troppo a lungo sottovalutata. I vini più rappresentativi a cui essa dà vita sono due rossi, entrambi espressione della Doc Castel del Monte: Il Falcone rappresenta la storia aziendale, essendo una Riserva prodotta sin dal 1950, e nasce perciò dall’assemblaggio del nero di Troia con il montepulciano, come voleva allora la tradizione locale, mentre il Puer Apuliae, vino relativamente giovane, nato con la vendemmia 2000, é il primo a base di nero di Troia in purezza che abbia raggiunto standard qualitativi di alto livello. E’ con vini di questo tipo, ricavati dai 95 ettari di proprietà, che Carlo de Corato, confortato dall’ingresso in azienda di suo figlio Sebastiano, si appresta ad affrontare, con il Terzo millennio, la globalizzazione dei mercati.
Scubla
ScublaBiography
L’azienda agricola di Roberto Scubla é nata nel 1991 a Ipplis di Premariacco, nella zona Doc dei Colli Orientali del Friuli. Ad alcune vecchie vigne già esistenti il fondatore ha deciso di affiancarne altre di nuovo impianto, raggiungendo in tal modo una superficie vitata complessiva di 12 ettari. Le vigne si trovano tutte sui fianchi di una dolce collina completamente soleggiata, nella zona meridionale dei Colli Orientali del Friuli, luogo d’elezione per vini dalle straordinarie armonie di aromi. Ma é il terreno, insieme alle tecnologie e alla sapiente mano dell’uomo, che domina questa zona e il suo vino. Costituita pressochè integralmente da una marna detta “ponca”, che si sgretola sotto l’azione di sole e pioggia, questa terra é ricchissima di microelementi e sali. Grazie a essa, i vini possono esprimere tutto ciò che racchiudono in sé, riuscendo veramente tipici, ricchi di profumo e di corpo. La produzione estremamente limitata, mai superiore alle 60mila bottiglie, consente una cura molto attenta di tutte le fasi della raccolta e della vinificazione; in tal modo é stato raggiunto l’obiettivo di offrire al pubblico prodotti di indiscutibile qualità anche tra i vini base di gamma, curati con la stessa dedizione riservata alle etichette di maggior prestigio. I vini di maggior fama di Scubla sono tre, un rosso e due bianchi, tutti di fortissima personalità. Il Cof Rosso Scuro, assemblaggio di merlot e cabernet sauvignon, dal colore rubino intenso, dal profumo di frutti rossi e spezie, dal corpo pieno e ampio che si propone persistente e vellutato. Da accompagnare a carni nobili, selvaggina e cacciagione. Il Bianco Pomedes Doc Colli Orientali del Friuli, uvaggio a prevalenza di pinot bianco con tocai friulano e riesling renano, fermentato e affinato in barrique, é un vino complesso e aromatico, prodotto in sole 4mila bottiglie. Giallo paglierino intenso con riflessi oro, ha bouquet ampio, note fruttate e aromatiche, sorso di buona sapidità e struttura. Da abbinare a preparazioni di pesce. Il Verduzzo Friulano Cratis Doc, forse il vino più particolare dell’azienda, per ottenere il quale le uve vengono esposte su graticci fino a raggiungerne l’appassimento e poi pressate e fatte fermentare in barrique di rovere francese. Nel bicchiere é un vino dal colore ambrato, dolce e concentrato con sentori di albicocche secche, fichi, frutta secca e agrumi, dal sorso suadente e invitante, di lunghissima persistenza. Si abbina a formaggi erborinati, anche se é vino ideale da meditazione.
Sergio Mottura
Sergio MotturaBiography
La Tenuta Mottura, di proprietà dell’omonima famiglia dal 1933, si estende su 130 ettari in un territorio ricco di risorse naturali tra le colline e i calanchi argillosi di Civitella d’Agliano e la pianura umbra bagnata dal Tevere, non lontano da Orvieto. La particolare vocazione vinicola di questi colli era nota sin dal 1292, quando sui registri del catasto di Orvieto la zona in questione veniva definita fra le più elette per la produzione del vino che prende il nome dall’antica città umbra. Negli anni Sessanta iniziò il processo di trasformazione e modernizzazione dell’azienda; dalla conduzione a mezzadria si passò a quella diretta, intensificando la ricerca per un utilizzo ottimale dei terreni coltivabili con vitigni in grado di regalare prodotti di grande qualità. In tale ottica gli obiettivi furono da subito valorizzare innanzitutto le varietà locali, tra cui in special modo il grechetto, e promuovere la coltivazione biologica (che ora l’azienda pratica da ben 14 anni). Oltre al grechetto, del quale sono stati individuati e selezionati in azienda ben tre diversi cloni con profumi ricchi, inebrianti, lunghi e corpo vigoroso e avvolgente, tra le varietà coltivate anche il procanico, con grappolo spargolo, molto resistente alle muffe, di colore rosso oro di limitata produttività e buona personalità; il verdello, con grappolo compatto di cupo color verde, ottima acidità e aromi fini ed eleganti; il drupeggio, dal profumo floreale e corpo vellutato, lo chardonnay, base dello spumante metodo classico, merlot, montepulciano d’Abruzzo e pinot nero, rossi che spesso trovano qui le condizioni ideali per grandi vini. Ed é proprio con i vini prodotti con tali varietà che sono stati raggiunti i più alti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. In particolare, i due Cru di maggior prestigio, entrambi ottenuti da uve grechetto al 100%, sono il Latour a Civitella, dal colore giallo dorato, dall’impatto olfattivo elegante, complesso, con sentori di frutta bianca, agrumi, burro fuso e nocciole, e dal sorso decisamente di corpo, morbido, e piacevolmente fresco con finale persistente di frutta e vaniglia. E il Poggio della Costa, dall’impatto aromatico molto gradevole, ampio e fruttato, con una perfetta corrispondenza naso-palato, e gusto caldo, fresco e persistente, finale lungo e lievemente tannico.
Tenimenti Conti Borghini Baldovinetti de Bacci
Tenimenti Conti Borghini Baldovinetti de BacciBiography
La storica tenuta di San Fabiano di proprietà dei Conti Borghini Baldovinetti de’ Bacci si trova a pochi chilometri dalla cerchia delle antiche mura di Arezzo, sulle colline circostanti la città. Il primo documento che prova l’esistenza di vigneti sulla proprietà risale al 1416: si tratta della vendita di un vigneto da parte di Baccio de’ Bacci per finanziare i decori della Cappella di Famiglia nella chiesa di San Francesco ad Arezzo, ad opera di Piero della Francesca. L’azienda agricola é nata nel dopoguerra come realtà vitivinicola, e si é poi sviluppata negli anni 60 con l’imbottigliamento e la distribuzione. Oggi si estende su una superficie di 850 ettari di cui 200 a vigneto, su terreni prevalentemente galestrosi e di medio impasto. I Tenimenti dei Conti Borghini Baldovinetti de’ Bacci si dividono in tre tenute: San Fabiano si trova a pochi chilometri da Arezzo, dove é collocato il centro aziendale; Campriano ubicata tra il Casentino e il Valdarno, da dove provengono le uve per i Cru principali; Poggio Uliveto a Montepulciano con cantina tecnologicamente avanzata, costruita nel 2001, che si estende su 30 ettari con una splendida esposizione e che produce un ottimo vino nobile. Tra i vini dell’azienda, il Chianti di San Fabiano. Con la raccolta esclusivamente manuale vengono raccolte le migliori uve, sangiovese, canaiolo, ciliegiolo e malvasia toscana. L’uva viene sistemata in casse per essere, in breve tempo, trasportata in Fattoria. La vinificazione rispetta rigorosamente la tradizione e il disciplinare del Chianti: inizia con la fermentazione dell’uva, diraspata e pigiata in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata (28 deg;), prosegue con rimontaggi periodici giornalieri per vari giorni. Nel bicchiere ha colore rosso rubino intenso, profumi di frutta rossa con note spezziate; sapore intenso e piacevolmente fresco. Si accompagna a carni bianche, arrosti di carne, formaggi leggermente piccanti e a pasta molle e formaggi caprini. Fiore all’occhiello della produzione, il Vinsanto I Cannicci del Conte. Raccolta manuale delle uve. Ulteriore appassimento, per favorire la concentrazione di zuccheri e aromi. Pigiatura pochi giorni prima di Natale. Fermentazione in caratelli. Affinamento in piccoli caratelli di legno per almeno quattro anni. In degustazione si presenta di colore giallo ambrato, profumo di uva passa con note di miele e uva secca, finale con sentori di frutta candita. Da meditazione.