Duca di Salaparuta

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Biography

Photo of Duca di Salaparuta

Era principe di Villafranca e duca di Salaparuta, Giuseppe Alliata, ma nutriva idee progressiste. Nel 1824, quando decise di vinificare in proprio le uve di inzolia della sua fattoria in contrada Corvo di Casteldaccia, volle che la sua personalità si rispecchiasse nel vino che intendeva produrre per offrirlo agli ospiti illustri in visita alla sua residenza di Villa Valguarnera. Nacque così il Corvo, un vino aristocratico e anticonformista, che non tardò a uscire dai salotti siciliani per confrontarsi con le grandi etichette dell’epoca. Quella sfida, produrre vini di levatura internazionale con uve siciliane, fu raccolta da suo figlio Edoardo, e successivamente dal nipote Enrico. Personaggio affascinante, quest’ultimo, filosofo, musicista, pioniere nella promozione della dieta mediterranea. Sotto la sua guida la casa vinicola si sviluppò, aprendosi a esperienze internazionali. Alla morte del duca Enrico, però, la figlia Topazia non se la sentì di gestire l’azienda, ormai di considerevoli dimensioni, e nel 1961 la cedette a una finanziaria controllata dalla Regione, l’Espi, che le assicurò un significativo successo commerciale. Ma esattamente 40 anni dopo, nel maggio 2001, nuovo passaggio di mano: la Duca di Salaparuta é stata privatizzata per mezzo di una gara. L’ha vinta il gruppo Illva di Saronno tramite una controllata siciliana, la Florio di Marsala. Il disegno strategico di Augusto Reina, amministratore delegato dell’Illva, era molto lucido, realizzare con quella acquisizione un polo vinicolo siciliano di alto livello sfruttando la complementarietà dei due marchi, noti entrambi su scala internazionale: la Florio, numero uno del Marsala e dei vini liquorosi, e la Duca di Salaparuta, numero uno dei vini da pasto dell’isola, con un rosso del calibro del Duca Enrico, a base di nero d’Avola, e un bianco della struttura di Bianca di Valguarnera, a base di inzolia. Per riuscire nell’intento, Reina ha riunito le due aziende nella società Case vinicole di Sicilia e tra il 2002 e il 2007 ha investito 30 milioni di euro per l’ammodernamento delle cantine Duca di Salaparuta, a Casteldaccia e ad Aspra. Ma l’investimento chiave lo ha programmato per i vigneti. Pur producendo 9 milioni di bottiglie all’anno, l’azienda non possedeva infatti vigne: acquistava le uve scegliendo i terreni più vocati e i vignaioli migliori. L’acquisto del feudo Suor Marchesa, 94,5 ettari a Butera, terra da Nero d’Avola, e della tenuta Vagliasindi, 8,7 ettari a Castiglione di Sicilia, alle falde dell’Etna, dove nerello mascalese e pinot nero danno straordinari risultati, sono stati soltanto un inizio per dotare la Duca di Salaparuta di cru adeguati alle sue ambizioni.

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