Diego Cusumano
Diego CusumanoBiography
Non é storia recente quella di Alberto e Diego Cusumano nel campo della viticoltura, ma inizia oltre quarant’anni fa quando il padre, proprietario di vasti appezzamenti di terreno in varie parti della Sicilia, produceva mosti concentrati destinati al mercato del Nord Italia.
Il vino, infatti, é arrivato molto tempo più tardi, negli anni 80, quando Cusumano si rese conto che bisognava guardare avanti con lungimiranza, e che la politica delle eccedenze non poteva più avere grande futuro.
Iniziò allora a fare selezione, piantando i migliori cloni dei tradizionali vitigni siciliani, come l’insolia e il nero d’Avola, e mettendo a dimora anche alcuni vitigni internazionali, come le syrah, il cabernet sauvignon, lo chardonnay.
La vera svolta si é avuta tuttavia alla metà degli anni ’90, con l’ingresso in azienda di Diego a fianco di Alberto.
L’idea dei due fratelli, però, non é stata quella di ripetere il modello d’impresa perfezionato dal padre, bensì di puntare l’obiettivo sui vini di qualità.
I dinamici Diego e Alberto hanno oggi dalla propria parte un vasto patrimonio di terreni di oltre 400 ettari, distribuito tra sette tenute strategicamente collocate in gran parte delle aree più vocate alla viticoltura come Alcamo, Monreale, Partinico, Ficuzza e Bufera dalle quali si origina una produzione di circa 2 milioni 500mila bottiglie annue.
La loro giovane azienda nel giro di pochi anni é diventata un vero e proprio fenomeno di mercato, ed é oggi molto conosciuta a livello planetario dagli Stati Uniti alla Russia, in special modo grazie a una felice combinazione di tecnologia e territorialità che si é dimostrata assolutamente vincente.
Uno dei suoi vini più rappresentativi, l’Angimbé, blend di inzolia 70% e chardonnay 30% fresco e strutturato al tempo stesso, é stato collocato da Wine Spectator nel 2004 tra i migliori 100 vini del mondo, e nel 2008 tra le migliori etichette italiane come rapporto qualità-prezzo.
I Cru aziendali senza dubbio sono il Noà, assemblaggio di nero d’Avola 40%, merlot 30%, cabernet sauvignon 30%, e il Sagana, nero d’Avola in purezza, entrambi insigniti quest’anno del prestigioso riconoscimento dei 3 bicchieri del Gambero Rosso.
I più importanti obiettivi al momento ancora da raggiungere sono il consolidamento dell’immagine dei vini e del marchio a livello internazionale come emblema del vino siciliano di più alta qualità, aspetto quest’ultimo di fondamentale rilevanza al quale Alberto e Diego tributano gran parte delle proprie energie.
Dino Illuminati
Dino IlluminatiBiography
I poderi della famiglia Illuminati sono situati tra Centroguerra e Neretto, a nord della provincia di Teramo, tra gli Appennini e il Mare Adriatico a 300 metri sul livello del mare. Nicola Illuminati alla fine dell’800 fondò la casa vinicola Fattoria Nicò, la stessa che oggi a distanza di oltre 100 anni é mandata avanti dal nipote Dino con la collaborazione di moglie e figli. La superficie vitata complessiva ammonta a 110 ettari per una produzione annua di 1 milione 200mila bottiglie di ottimo livello qualitativo medio. La storia di quest’azienda ha senza dubbio rappresentato uno stimolo per la maggior parte dei produttori abruzzesi, fino a non molto tempo fa abituati a vendere l’uva ad altri che la impiegavano per “tagliare” i propri vini nelle annate non eccezionali. Grazie all’esempio pionieristico di Illuminati nello sviluppare l’intera filiera produttiva dei vini, oggi l’enologia abruzzese é conosciuta e apprezzata sia in Italia che all’estero. I due Cru più prestigiosi della casa sono entrambi Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg; il Pieluni in particolare ha ottenuto grandi riconoscimenti. La raccolta di questo vino é tardiva e avviene manualmente nell’ultima decade di ottobre. Le uve vengono diraspate, pigiate in modo soffice e vinificate in fermentini d’acciaio inox a temperatura controllata di 29-30 deg;. Al termine di una macerazione di oltre 20 giorni in cui la buccia rimane a contatto con il mosto e terminata la fermentazione alcolica, inizia la malolattica, al termine della quale il vino viene travasato e posto a invecchiare per due anni in barrique. Una volta imbottigliato, affina per ulteriori 14-15 mesi in grotte naturali per esaltare al massimo le sue caratteristiche di complessità e potenza strutturale.
L’altro Cru aziendale é il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Zanna, prodotto soltanto nelle annate migliori. Il Vigneto Zanna é situato sulle colline alla destra del fiume Tronto che scendono in Adriatico, a quota 287 metri s.l.m. nel comune di Controguerra, in clima dolcissimo a fresca ventilazione; é stato uno dei primi vigneti a essere stato impiantato in azienda con un sistema di allevamento a tendone con circa 1.100 ceppi per ettaro. Il Vigneto Zanna é uno degli ultimi a essere raccolto; dopo un forte diradamento e una meticolosa selezione delle uve, le uve vengono diraspate, pigiate e poste a fermentare in vinificatori di acciaio inox a una temperatura non superiore ai 30 deg;. Il vino viene quindi travasato in botti di rovere di Slavonia dove compie l’affinamento per 24-26 mesi.
Duca di Salaparuta
Duca di SalaparutaBiography
Era principe di Villafranca e duca di Salaparuta, Giuseppe Alliata, ma nutriva idee progressiste. Nel 1824, quando decise di vinificare in proprio le uve di inzolia della sua fattoria in contrada Corvo di Casteldaccia, volle che la sua personalità si rispecchiasse nel vino che intendeva produrre per offrirlo agli ospiti illustri in visita alla sua residenza di Villa Valguarnera. Nacque così il Corvo, un vino aristocratico e anticonformista, che non tardò a uscire dai salotti siciliani per confrontarsi con le grandi etichette dell’epoca. Quella sfida, produrre vini di levatura internazionale con uve siciliane, fu raccolta da suo figlio Edoardo, e successivamente dal nipote Enrico. Personaggio affascinante, quest’ultimo, filosofo, musicista, pioniere nella promozione della dieta mediterranea. Sotto la sua guida la casa vinicola si sviluppò, aprendosi a esperienze internazionali. Alla morte del duca Enrico, però, la figlia Topazia non se la sentì di gestire l’azienda, ormai di considerevoli dimensioni, e nel 1961 la cedette a una finanziaria controllata dalla Regione, l’Espi, che le assicurò un significativo successo commerciale. Ma esattamente 40 anni dopo, nel maggio 2001, nuovo passaggio di mano: la Duca di Salaparuta é stata privatizzata per mezzo di una gara. L’ha vinta il gruppo Illva di Saronno tramite una controllata siciliana, la Florio di Marsala. Il disegno strategico di Augusto Reina, amministratore delegato dell’Illva, era molto lucido, realizzare con quella acquisizione un polo vinicolo siciliano di alto livello sfruttando la complementarietà dei due marchi, noti entrambi su scala internazionale: la Florio, numero uno del Marsala e dei vini liquorosi, e la Duca di Salaparuta, numero uno dei vini da pasto dell’isola, con un rosso del calibro del Duca Enrico, a base di nero d’Avola, e un bianco della struttura di Bianca di Valguarnera, a base di inzolia. Per riuscire nell’intento, Reina ha riunito le due aziende nella società Case vinicole di Sicilia e tra il 2002 e il 2007 ha investito 30 milioni di euro per l’ammodernamento delle cantine Duca di Salaparuta, a Casteldaccia e ad Aspra. Ma l’investimento chiave lo ha programmato per i vigneti. Pur producendo 9 milioni di bottiglie all’anno, l’azienda non possedeva infatti vigne: acquistava le uve scegliendo i terreni più vocati e i vignaioli migliori. L’acquisto del feudo Suor Marchesa, 94,5 ettari a Butera, terra da Nero d’Avola, e della tenuta Vagliasindi, 8,7 ettari a Castiglione di Sicilia, alle falde dell’Etna, dove nerello mascalese e pinot nero danno straordinari risultati, sono stati soltanto un inizio per dotare la Duca di Salaparuta di cru adeguati alle sue ambizioni.