San Felice

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Biography

Photo of San Felice

Il lato più sorprendente di San Felice é questo: appartenendo a una grande compagnia di assicurazioni, la Riunione Adriatica di Sicurtà, meglio conosciuta come Ras, non possiede una figura carismatica d’imprenditore che imprima la sua personalità ai vini, eppure é riuscita ugualmente ad affermarsi tra i produttori di qualità. Lo deve a uno straordinario personaggio purtroppo prematuramente scomparso, Enzo Morganti, a cui la Ras aveva affidato 30 anni fa la direzione delle attività vinicole. L’impresa é nata infatti nel 1978, quando la storica tenuta di San Felice, situata a pochi chilometri da Siena nel comune di Castelnuovo Berardenga, zona sud-est del Chianti Classico, fu acquistata da un’azienda farmaceutica, l’Esculapius Kaloderma. Anticamente la tenuta rientrava nella proprietà della Pieve di San Felice in Avane, contesa tra i vescovi di Arezzo e Siena sin dall’anno 714. Si trattava di circa 600 ettari, di cui 140 vitati, che la Ras ha progressivamente ampliato e potenziato con l’acquisizione di altre proprietà, come la confinante Pagliaia, l’azienda Campogiovanni a Montalcino e la tenuta Perolla in Maremma, vicino a Grosseto. Grazie alle intuizioni di Morganti, San Felice era già allora un’azienda d’avanguardia: dieci anni prima, nel 1968, aveva creato con il Vigorello, un rosso maturato in barrique da uve autoctone, in prevalenza sangiovese, un antesignano dei SuperTuscan, precedendo addirittura il Tignanello. Oggi il Vigorello, che ha trovato la formula definitiva abbinando al sangiovese cabernet sauvignon e merlot, non é solo al vertice della gamma di San Felice. Gli sono accanto due vini prodotti esclusivamente nelle annate eccezionali: il Poggio Rosso, Chianti Classico Riserva da uve di sangiovese e colorino coltivate sulla collina più vocata dell’azienda, da cui prende il nome, e il Brunello di Montalcino Riserva Il Quercione, in cui si esprimono tutte la potenzialità del cru Campogiovanni. Ma il vino da cui l’attuale direttore di San Felice, Alessandro Marchionne, sta ottenendo le più grosse soddisfazioni é il Pugnitello, ricavato dall’omonimo vitigno autoctono, su cui l’azienda ha svolto per 20 anni un importante lavoro di ricerca in collaborazione con l’Università di Firenze.

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